La prevenzione è senza dubbio la migliore strategia da adottare per ridurre l’incidenza delle malattie cardiovascolari! Le malattie cardiovascolari si possono, almeno in parte prevenire, mettendo in atto una serie di misure di tipo comportamentali (smettere di fumare, modificare le abitudini alimentari, fare attività fisica) e di tipo terapeutico (ridurre la pressione alta, il colesterolo alto, controllare il diabete). Adottare questi consigli significa fare prevenzione.
I fattori di rischio sono caratteristiche che aumentano la probabilità di insorgenza della malattia, sono stati identificati ed è stata dimostrata la reversibilità del rischio, pertanto la malattia cardiovascolare è oggi prevenibile.
Sito web tematico ASL Frosinone sulla Prevenzione Cardiovascolare
L’obiettivo generale della prevenzione delle malattie cardiovascolari è ridurre la frequenza delle malattie cardiovascolari, ritardarne l’epoca di comparsa e/o ridurre la gravità e le conseguenze invalidanti, attraverso azioni mirate a ritardare l’evoluzione naturale delle malattie di base e/o a rimuovere i fattori di rischio tanto a livello individuale quanto di comunità. Nell’adulto le misure di prevenzione sono dunque finalizzate non solo a prevenire gli eventi acuti nella popolazione posta a rischio, ma anche a limitare le eventuali complicanze, a rallentare il processo di cronicizzazione ed a favorire il recupero del cardiopatico. La consapevolezza dell’alta frequenza della malattia e dell’alto costo sia in termini economici che sociali ha portato alla realizzazione di documenti di indirizzo a livello europeo affinché i diversi paesi intraprendano piani efficaci per combattere le malattie cardiovascolari. Ridurre l’impatto delle malattie cardiovascolari, proteggere la salute dei cittadini e migliorare la qualità di vita attraverso la prevenzione della mortalità precoce e la disabilità è l’obiettivo primario della prevenzione cardiovascolare sancito e riassunto nella Carta Europea per la Salute del Cuore, redatta con il supporto della Commissione Europea e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, dello European Heart Network e della Società Europea di Cardiologia, con lo scopo di implementare strategie e misure concordate nei documenti politici sottoscritti dall’Unione Europea. Le misure adottate dovranno essere implementate a livello europeo, nazionale e regionale. Come indicato dalle linee guida diagnostiche e di intervento in prevenzione cardiovascolare elaborate nel corso di un decennio dalla Task Force Interassociativa Europea (Società Europea di Cardiologia, Società Europee dell’Aterosclerosi, di Medicina Generale e di Medicina Comportamentale), gli interventi preventivi devono essere indirizzati in maniera prioritaria a:
- Pazienti con pregressa malattia coronarica e/o vascolare.
- Soggetti asintomatici ad alto rischio per la presenza di diabete mellito, per il livello elevato di singoli fattori di rischio o per la coesistenza di più fattori di rischio tali da configurare un elevato rischio cardiovascolare assoluto.
- Familiarità di primo grado di individui con insorgenza precoce di malattie cardiovascolari.
Gli operatori sanitari di tutti i paesi dell’Unione Europea sono dunque chiamati a prendere parte attiva nella pianificazione ed implementazione dei programmi comunitari e di politica sanitaria a livello nazionale ed internazionale. La consapevolezza in ambito governativo, l’attenzione dei Ministeri competenti, degli Assessorati della Salute e delle Organizzazioni non governative dovrebbero essere maggiormente rivolte al reperimento di risorse da destinare ai programmi per la salute del cuore. Pertanto, la realizzazione a livello nazionale e regionale delle misure di prevenzione cardiovascolare, invocata dagli organi tecnico-scientifici e politici (linee guida e Carta Europea per la Salute del Cuore), deve trovare applicazione nelle Cardiologie italiane in quanto rappresenta un punto strategico nella gestione globale delle patologie cardiovascolari.
Attraverso le reti integrate dei servizi in ambito cardiovascolare possono più facilmente essere erogate cure graduali e diffuse azioni di tipo preventivo con lo scopo di individuare e trattare gli individui a rischio cardiovascolare elevato.
I compiti della prevenzione cardiovascolare sono:
- ridurre il rischio di successivi eventi cardiovascolari
- ritardare la progressione del processo aterosclerotico, della cardiopatia sottostante ed il deterioramento clinico
- ridurre morbilità e mortalità.
Questi obiettivi possono essere perseguiti attraverso due principali tipologie di azioni:
informare e motivare:
- informare gli individui a rischio sulle malattie cardiovascolari, insegnare a riconoscere i sintomi della patologia coronarica acuta e le procedure da attuare in caso di attacco coronarico
- informare i pazienti affetti da malattia cardiovascolare sui sintomi di recidiva, sul corretto uso dei farmaci, sull’importanza dell’aderenza alla terapia e sui percorsi diagnostici e terapeutici del follow-up
- motivare gli individui a rischio perché vengano modificati gli stili di vita non salutari. A tale proposito le tecniche di counseling motivazionale possono facilitare la costruzione di una relazione d’aiuto che faciliti il superamento delle ambivalenze comportamentali nei confronti dei cambiamenti degli stili di vita rilevanti per la propria salute
identificare e trattare:
- stratificare il rischio nei pazienti con sindrome coronarica acuta e/o in quelli sottoposti a rivascolarizzazione coronarica al fine di indirizzare le risorse ed orientare il follow-up
- identificare e modificare i fattori di rischio, in particolare la fase pre-clinica dell’aterosclerosi, attraverso il riconoscimento di marcatori biochimici o strumentali con valore prognostico e monitorarne la progressione
- riconoscere i fattori di rischio per scompenso cardiaco in fase precoce ed individuare i soggetti con disfunzione ventricolare sinistra asintomatica (fase pre-sintomatica o pre-clinica, stadio A e B dello scompenso cardiaco) attraverso la promozione dello screening o di modelli predittivi del rischio di scompenso.
Allo stesso modo è importante prevenire il declino cognitivo su base vascolare, molto frequente dopo un ictus (per diminuire l’impatto dell’epidemia di “demenza” prodotto dal progressivo invecchiamento della popolazione), nonché le limitazioni funzionali secondarie ad arteriopatia degli arti inferiori (che culminano spesso nelle amputazioni), l’insufficienza renale da stenosi arteriosa e la rottura dell’aneurisma dell’aorta.
Ogni struttura di prevenzione cardiovascolare, nella filosofia di una rete integrata cardiologica, deve sviluppare parallelamente all’attenzione clinica al singolo paziente ed alla sua presa in carico, un forte orientamento verso la diagnostica strumentale non invasiva e l’epidemiologia, ovvero collegamenti funzionali efficaci con laboratori diagnostici e strutture epidemiologiche di riferimento attraverso cui realizzare:
- il follow-up sistematico dei pazienti
- un proprio database
- periodiche analisi di processo e di risultato allo scopo di valutare i bisogni in relazione alla popolazione della propria area d’utenza, e di monitorare la qualità.
Criteri generali per individuare l’alto rischio cardiovascolare.
- Presenza di malattia cardiovascolare clinicamente nota (compresi i quadri clinici transitori come attacco ischemico cerebrale transitorio e angina pectoris)
- Vasculopatia periferica
- Vasculopatia renale
- Ictus silente
- Disfunzione ventricolare sinistra asintomatica
- Soggetti con ateromasia asintomatica, ad esempio:
- Stenosi ateromasiche carotidee
- Aneurisma aortico, anche se di origine non ateromasica
- Stenosi delle arterie renali, ecc. (in particolare se con segni di progressione maligna, come le placche vulnerabili)
- Fattori di rischio multipli che determinano un aumento del rischio cardiovascolare globale assoluto a 10 anni ≥20%, o tra il 4% e 19% se il paziente presenta un fattore di rischio maggiore non stimato dalla carta del rischio dell’Istituto Superiore di Sanità
- Diabete di tipo 2
- Diabete di tipo 1 associato a microalbuminuria
- Livelli notevolmente più elevati di singoli fattori di rischio, specie se associati a malattia dell’organo bersaglio
- Iperlipoproteinemie familiari
- Diatesi trombofiliche e altre condizioni di altissimo rischio genetico e/o metabolico
- Soggetti con familiarità per malattie cardiovascolari precoci nei familiari